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Thomas Larkin

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view post Posted on 7/7/2009, 22:02
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ARTICOLO DA HOCKEY TIME

Intervista a Thomas Larkin: un italiano tra i grandi dell’hockey
07 luglio 2009, Emanuele Badessi
Tag: Columbus Blue Jackets, Draft, intervista, NHL, Thomas Larkin Sezione: In evidenza
Thomas Larkin, nato a Londra da papà americano (di Boston) e mamma italiana ha ricevuto la “chiamata” al quinto giro, come 137esimo assoluto, dai Columbus Blue Jackets diventando così il primo giocatore di scuola italiana ad essere selezionato al Draft NHL.

Tenutosi il 27 e 28 giugno 2009 al Belle Centre di Montreal, il Draft è l’evento dove le franchigie NHL selezionano i giocatori più interessanti delle varie leghe giovanili e non solo.

HockeyTime: Qual’è stata la tua prima sensazione alla notizia della chiamata?

Thomas Larkin: Ero in palestra con un mio amico e stavo facendo un esercizio molto difficile quando ha suonato il mio cellulare. Ho risposto e mi hanno fatto i complimenti, dicendomi che mi avevano appena draftato. Non sapevo cosa dire. Ero esaltato, e ci ho messo un pò per realizzare cosa mi era appena successo.

HT: Boston e Vancouver erano le squadre alle quali era stato accostato il tuo nome per un possibile draft, alla fine sono spuntati i Blue Jackets…sorpreso? E’ una scelta che ti soddisfa?

TL: Per quanto riguarda la squadra che mi ha draftato, non avevo mai parlato ne con Boston ne Vancouver. Columbus, insieme a Florida e Chicago, sono state le squadre dalle quali ho visto piu interesse e quindi non mi ha sorpreso troppo. Sono molto soddisfatto da essere draftato dai Blue Jackets, e’ una squadra giovane e in gamba e sono fiero di essere parte della loro organizzazione.
Anche la città stessa non e male: sono al loro ‘Rookie Camp’ adesso e devo dire che la citta e proprio bella, molto moderna.

HT: A livello di hockey giovanile che differenze hai trovato tra l’hockey italiano e quello nord americano?

TL: La competizione prima di tutto è molto più intensa in America. Sono arrivato a Exeter pensando di essere in grado di farcela per entrare in prima squadra, però a 14 anni ho visto che c’erano più di 30 giocatori piu vecchi e piu grandi di me che volevano quel posto. In Italia purtroppo non c’è abastanza competizione, già solo per il fatto che a ogni livello non ci sono abbastanza giocatori. Però sto vedendo che l’hockey e’ in crescita in Italia e penso che potrebbe arrivare allo stesso livello.
Un altra cosa che ho notato subito è la velocita e l’intensita dell gioco Americano: e’ piu veloce e allo stesso tempo molto più fisico. La preparazione è un altra cosa: in estate i giovani americani possono pattinare ogni giorno se vogliono, il ghiaccio è sempre disponibile. Purtroppo in Italia e molto difficile pattinare tra una stagione e l’altra.
Ma tutto e’ in una fase di crescita: la mentalità sta migliorando.

HT: Sicuramente ora che sei stato scelto da Columbus avrai particolarmente a cuore le sorti di Nash e compagni; prima del draft a chi andavano (o magari vanno tuttora) i tuoi favori come tifoso/appassionato?

TL: In America, prima dell draft, ho sempre tifato i Bruins. Forse era il giallonero del Mastino che mi chiamava, o forse il fatto che il mio padre e’ cresciuto a Boston ed io ci andavo a scuola. Come giocatore mi e’ sempre piaciuto Jeremy Roenick, e al momento penso che il mio giocatore preferito sia Dion Phaneuf. Però adesso, ovviamente, tifo per Columbus.


HT: Pensi di aver aperto la strada all’hockey italiano in america? Cosa dovrebbero fare gli italiani per farsi notare all’estero, a parte giocarci come fai tu?
TL: Mah, non penso di essere stato io ad aprire la strada al gioco italiano in America. Non sono l’unico italiano a giocare in america, ce ne sono un bel pò e anche se non sono stati draftati in NHL non vuol dire che anche loro non stanno facendo strada per l’hockey Italiano in america.
Penso sia sempre stato vero che se sei bravo abbastanza, le squadre ti trovano. Serve anche un pò di ambizione da parte dell’atleta che vuole farsi notare all’estero; ricercare, forse chiamare delle societa nord-americane…


HT: Hai lasciato l’Italia abbastanza presto per andare a studiare e giocare oltreoceano; quando eri in Italia seguiva l’hockey di casa nostra? andavi spesso a vedere le partite?

TL: Giocando a Varese ho sempre tifato per i Mastini e andavo spesso a vedere le partite di serie A il giovedì sera. Tutti i giocatori della prima squadra erano i miei idoli. Adesso tifo sempre per il Varese e spero che possano tornare in Serie A a breve.

HT: In che modo ha contribuito Varese nella tua carriera?

TL: Ovviamente devo tanto a Varese; è grazie ai Mastini che mi sono innamorato del gioco. Specialmente negli anni dopo essere partito per l’America sono sempre stato accolto benissimo dalla societa e li ringrazio per tutto quello che hanno fatto per me.

HT: Pensi di tornare un giorno a giocare in Italia un giorno?

TL: Ho sempre avuto il sogno di tornare in Italia un giorno, se non per giocare almeno per viverci insieme alla mia famiglia. Non so dove l’hockey mi porterà, però spero di poter tornare in Italia un giorno. Bisogna vedere.
 
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view post Posted on 17/7/2009, 21:52
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Dal giornale La Provincia

«Da Cocquio sbarco sulla luna»

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STECCHE DI FAMIGLIAPapà Mark, Thomas Larkin, mamma Elena e nonna Lisa

Thomas Larkin, cresciuto nei Mastini, racconta l'impatto con i Columbus Blue Jackets
«Via da casa a 14 anni. Ho provato davanti a Tv e tifosi, mi hanno pure chiesto l'autografo»




COCQUIO TREVISAGO A guardarlo e sentirlo parlare, Thomas Larkin dimostra più dei suoi baldi diciott'anni: mamma Elena spiega che è sempre stato così e racconta di quando ne aveva quattordici, andò da solo in Canada, perse una coincidenza aerea a Vancouver e, invece di frignare, risolse l'impiccio con un giro di telefonate, premurandosi pure di rassicurare a casa. Da ieri il gigante di Cocquio, primo italiano di sempre draftato nella Nhl, è a Vipiteno con la nazionale giovanile: saranno vacanze particolari per un ragazzo che, cresciuto nel vivaio dei Mastini, lo scorso 27 giugno è stato scelto al quinto giro, col numero 137, dai Columbus Blue Jackets. Per lui è più vicino il sogno di giocare, un giorno, tra i pro. Papà Mark gongola: «Thomas sta superando una strettoia dopo l'altra. Pochi possono studiare in America, pochissimi arrivano ai vertici dell'hockey universitario, ancora più rara è la chiamata di un team professionistico. In questi anni abbiamo fatto dei sacrifici, economici e affettivi, visto che è andato via di casa a 14 anni: ma nessuno gli ha regalato niente».
Thomas, rivediamo il film di sabato 27 giugno.
Una sorpresa non preceduta dalle solite soffiate. Ero con degli amici a Chicago: non volevamo friggere tutto il giorno davanti al pc, invece di seguire il draft andammo in palestra. Stavo facendo degli esercizi quando mi chiamarono al telefonino e mi diedero la notizia. Per prima cosa avvisai a casa, dove erano tutti in fibrillazione. Poi corsi a preparare la valigia e a prenotare il volo per Columbus su internet: mi aspettavano già l'indomani mattina per un training camp.
Columbus, Ohio. Una franchigia di recente fondazione, in Nhl dal 2000.
Quest'anno ha disputato per la prima volta i playoff, eliminata 4-0 dalla fortissima Detroit. Sta crescendo: non c'è la pressione enorme delle piazze storiche, però non vuol perdere tempo sulla via della massima competitività. Mi hanno portato subito a vedere la città, la sede, gli impianti. Mi sono aggirato nello stadio, ho ricevuto l'attrezzatura e la divisa, mi sono cambiato nello spogliatoio della prima squadra. E poi ho lavorato sulla pista principale con il capo allenatore Ken Hitchcock, che guiderà il Canada alle Olimpiadi 2010. Tutta roba da pelle d'oca, sotto gli occhi di tifosi e telecamere delle tv locali.
Cosa ti ha colpito di più?
L'organizzazione certosina: fanno il bucato agli indumenti ogni giorno, finora avevo sempre lavato tutto da solo... quando capitava. E l'attenzione della gente: l'ultimo giorno un tizio tarchiato con la barba, che probabilmente manco sapeva chi fossi, mi ha chiesto l'autografo. Ero imbarazzatissimo, la mia firma non vale niente... Alla tortura della divisa sociale, invece, ero già abituato: pure a Exeter mi toccavano giacca e cravatta. E dovevo sbarbarmi ogni giorno, tranne durante i playoff.
Il draft è una specie di promessa: per ora niente Nhl, farai il college.
A Colgate, nello stato di New York: studierò materie economiche. La scelta dell'indirizzo avverrà al terzo anno, per ora ?assaggerò? vari corsi. È una delle università hockeysticamente più prestigiose, ci allenerà un santone come Don Vaughan. Sapeva che mi avrebbero scelto, è stato il primo a chiamarmi ed è venuto subito a vedermi al camp. Da uno così posso imparare tantissimo.
Teoricamente Columbus ti può offrire un contratto in qualunque momento.
Il mio cammino per ora prosegue come se nulla fosse successo: conto di laurearmi in quattro anni, i miei genitori lo sperano. Intanto gli osservatori mi seguiranno: se mi giudicheranno pronto già tra due-tre anni, sarò al bivio.
Magari transitando per le leghe minori?
Meglio di no, sono un'arma a doppio taglio: le rigide regole Ncaa impediscono i doppi tesseramenti, se cambi lega non puoi tornare indietro perché non sei più un amatore. Siccome tengo all'università e non ho fretta, preferirei un percorso lineare.
Quanto costa e quanto impegna l'università?
Le rette sono carucce, ma non mancano le borse di studio per meriti didattici e sportivi. Nel mio caso, probabilmente, avrò uno sconto sul secondo biennio. Ci sono standard e medie-voto da rispettare, con qualche elasticità: per esempio, se un esame coincide con una trasferta lo posso sostenere col coach, che è pur sempre un docente. Incentivi a uno sport intelligente che fanno parte della cultura americana.
Perché hai scelto Colgate?
Hanno tradizione. Puntano sulla qualità: siamo in sei draftati su 25, un paio potevano andar via ma hanno preferito rimanere. E poi a Colgate quasi tutti i giocatori si laureano: capiscono che c'è comunque un altro futuro da costruire. L'ambiente è particolare: una piccola cittadina in cui tutti coccolano la squadra e alle partite vengono quattromila spettatori. Spesso la gente preferisce i team universitari, perché apprezza chi è affamato e gioca per l'onore più di chi prende tanti soldi.
C'è tanta competitività.
Siamo appena sette difensori: bisogna guadagnarsi il posto ogni giorno, ma chi lo fa ha buoni minutaggi a ottimi livelli. A Exeter ero capitano, eppure non avevo la certezza di giocare. E se sbagli devi imparare in fretta: da debuttante causai un gol perdendo stupidamente il disco, capii l'errore e da allora ci misi più grinta.
Sfogliamo l'agenda americana.
Dal 20 agosto sarò al camp estivo di Colgate. Il 9 ottobre partirà il campionato di prima divisione, il torneo universitario più importante. Non vedo l'ora: sono già in contatto via internet col mio futuro compagno di camera, il canadese Jeremy Price, anche lui difensore, scelto dai Vancouver Canucks. Sono sicuro che diventeremo grandi amici e ci stimoleremo a vicenda. Trovarmi a questo punto era il mio obiettivo quando, nel 2004, sono andato negli States, ripetendo anche la prima liceo perché ero troppo giovane.
Stefano Affolti


17/07/2009

NATO E CRESCIUTO AL PALALBANI

«Varese fucina di passione e giocatori. Non morirà»

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COCQUIO TREVISAGO (s.a.) L'italianità fa di Thomas Larkin un panda nel mondo hockeystico a stelle e strisce. «Mio padre è irlandese - dice - fisicamente ho preso da lui: sono alto 1.96, biondo con gli occhi azzurri. Si accorgono delle origini quando telefono a casa e parlo italiano. Allora si stupiscono, come fanno fatica a credere che da noi si giochi davvero a hockey. Gli americani sono un po' supponenti, hanno lo stereotipo dell'Italia tutta pizza, mafia e mandolino, tanti non hanno mai messo il naso fuori dagli Usa. Nei campionati universitari ci sono pochissimi europei: anche questo è un muro da abbattere. Non ho ancora conquistato niente, però la mia storia dimostra che sognare l'Olimpo è possibile, anche partendo da Varese. Certo, c'è un prezzo da pagare: bisogna mettersi in gioco, mollare le certezze e ricominciare da zero. Consiglio almeno una stagione oltre Atlantico a tutti i ragazzi che davvero vogliono misurare le loro ambizioni».
L'ex cucciolo di mastino ha parole dolci e premurose per i suoi colori del cuore: «Quando ho cominciato non ero granché: devo molto all'ambiente del Palalbani e a un maestro come Janez Finzgar. So che i gialloneri non attraversano un momento facile, che c'è il rischio di non avere la serie A2. Ai possibili sponsor dico di crederci e impegnarsi, perché non è vero che non c'è visibilità: il nome della squadra è sulla bocca di tutti. A Fiori e alla società dico di insistere: in questi anni hanno fatto un bellissimo lavoro, sfornando formazioni giovanili in grado di ottenere grandi risultati e consentendo a diversi ragazzi di approdare in azzurro». C'è spazio anche per un appello: «Qui la cultura c'è, il materiale umano pure: vale la pena di investirci, si possono fare cose buone. L'hockey a Varese ha una storia e deve avere un futuro».


17/07/2009



 
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ste-f
view post Posted on 28/9/2009, 20:10




dopo tanta felicità ora per thomas una brutta notizia....
Una donna di 52 anni e un giovane di 35 sono morti attorno alle 11.30 di domenica 27 settembre lungo la strada provinciale 1 a Cocquio Trevisago a causa di un incidente stradale. Un terzo motociclista è rimasto ferito in modo non grave.
La dinamica è stata a lungo studiata dagli agenti della polstrada di Luino. Poco prima delle 11.30 una Honda "Cbr 600" guidata dalla donna, Elena Garavini (madre di Thomas Larkin, il giovane talento dell'hockey varesino che, dopo aver giocato al college, quest'estate è stato "scelto" da una squadra del massimo campionato nordamericano - Nhl -con i Columbus Blue Jackets, nella foto qui a destra) stava viaggiando verso Cittiglio nel tratto "nuovo" della strada provinciale 1, a circa 200 metri da una rotatoria. Lungo la stessa corsia di marcia un'auto precedeva la Honda.
Nello stesso istante altre due moto modello Kawasaki Ninja (su cui viaggiava anche l'altra vittima, Maurizio Palazzolo di Venegono Inferiore, nella foto sotto a sinistra)), sono arrivate in senso contrario, proprio dove la strada fa una curva. Forse un'invasione di corsia da parte delle due moto che provenivano da Cittiglio, forse un semplice contatto verso il centro della carreggiata: sta di fatto che lo schianto è stato fortissimo e dal punto di impatto entrambe le Ninja sono state sbalzate di almeno 150 metri; la Honda della cinquantaduenne, invece, era a una distanza di una decina di metri dal punto di collisione.
Chi è giunto sul posto si è trovato di fronte ad una scena straziante. Al pronto soccorso di Varese, in codice giallo, è finito un uomo di 38 anni, mentre un altro ferito è stato portato a Cittiglio in codice verde in stato di shock. La strada è rimasta a lungo chiusa: i corpi sono stati rimossi attorno alle 15. Per soccorrere i centauri sono accorse due ambulanze, un'automedica e un elicottero: all'arrivo dei soccorritori, però i tentativi per salvare la vita ai due feriti più gravi sono risultati vani.
Salgono a 4 le vittime varesine della strada in questo fine settimana. Ieri pomeriggio l'incidente che ha ucciso Gianluca Maniscalco di Gazzada, in Toscana, e la notte scorsa quello che ha coinvolto il 26enne cugliatese Davide Malavasi.
 
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view post Posted on 28/9/2009, 22:02
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CITAZIONE (ste-f @ 28/9/2009, 21:10)
dopo tanta felicità ora per thomas una brutta notizia....
Una donna di 52 anni e un giovane di 35 sono morti attorno alle 11.30 di domenica 27 settembre lungo la strada provinciale 1 a Cocquio Trevisago a causa di un incidente stradale. Un terzo motociclista è rimasto ferito in modo non grave.
La dinamica è stata a lungo studiata dagli agenti della polstrada di Luino. Poco prima delle 11.30 una Honda "Cbr 600" guidata dalla donna, Elena Garavini (madre di Thomas Larkin, il giovane talento dell'hockey varesino che, dopo aver giocato al college, quest'estate è stato "scelto" da una squadra del massimo campionato nordamericano - Nhl -con i Columbus Blue Jackets, nella foto qui a destra) stava viaggiando verso Cittiglio nel tratto "nuovo" della strada provinciale 1, a circa 200 metri da una rotatoria. Lungo la stessa corsia di marcia un'auto precedeva la Honda.
Nello stesso istante altre due moto modello Kawasaki Ninja (su cui viaggiava anche l'altra vittima, Maurizio Palazzolo di Venegono Inferiore, nella foto sotto a sinistra)), sono arrivate in senso contrario, proprio dove la strada fa una curva. Forse un'invasione di corsia da parte delle due moto che provenivano da Cittiglio, forse un semplice contatto verso il centro della carreggiata: sta di fatto che lo schianto è stato fortissimo e dal punto di impatto entrambe le Ninja sono state sbalzate di almeno 150 metri; la Honda della cinquantaduenne, invece, era a una distanza di una decina di metri dal punto di collisione.
Chi è giunto sul posto si è trovato di fronte ad una scena straziante. Al pronto soccorso di Varese, in codice giallo, è finito un uomo di 38 anni, mentre un altro ferito è stato portato a Cittiglio in codice verde in stato di shock. La strada è rimasta a lungo chiusa: i corpi sono stati rimossi attorno alle 15. Per soccorrere i centauri sono accorse due ambulanze, un'automedica e un elicottero: all'arrivo dei soccorritori, però i tentativi per salvare la vita ai due feriti più gravi sono risultati vani.
Salgono a 4 le vittime varesine della strada in questo fine settimana. Ieri pomeriggio l'incidente che ha ucciso Gianluca Maniscalco di Gazzada, in Toscana, e la notte scorsa quello che ha coinvolto il 26enne cugliatese Davide Malavasi.

Una disgrazia che ti lascia senza parole...
 
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view post Posted on 15/4/2011, 20:55
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Da un articolo della Prealpina

THOMAS LARKIN DA VARESE AI MONDIALI

L'EX MASTINO,FUTURA STELLA DELLA NHL,GIOCHERA' IN UNGHERIA CON L'ITALIA DI RICK CORNACCHIA

Domenica a Budapest scatta l'avventura dell'Italia ai Mondiali gruppo B nella speranza di conquistare un posto nell'èlite dell'hockey.E sul ghiaccio ci sara' anche il difensore varesino Thomas Larkin,nato e cresciuto nel vivaio dei Mastini,primo italiano ad essere "draftato" da una squadra della Nhl (i Columbus Blue Jackets),ora nelle file della Colgate Uniiversity.

Domanda:Che cosa ha provato ad indossare la maglia della Nazionale maggiore dopo aver giocato con l'Under 18 i Mondiali 2007 e 2008?

<< Ogni volta che indosso la mgliaazzurra per me è un sogno che si realizza,una senzazione unica.Ne sono fiero e grato di rappresentare il mio paese>>.

Domanda: Ha iniziato come attaccante a Varese,ora gioca in difesa. Come mai ha cambiato ruolo?

<< Si quando avevo 16 anni decisi di cambiare ruolo,perche' pensavo che forse avrei potuto sfruttare meglio le mie capacita'.Avendo giocato da attaccante,pero',mi ritrovo sempre con l'istinto difensivo...>>

Domanda: Come si è trovato a giocare con i nuovi compagni di Nazionale?

<< In effetti,conosco gia'alcuni di loro che sono stati miei compagni di squadra;altri li ho avuti come avversari quando giocavo con i Mastini.Pero',ho incontrato compagni simpatici con in quali spero di poter avere una bella intesa anche sul ghiaccio>>.


Domanda:Che cosa significa per un italiano essere draftato per una squadra della Nhl e per di piu' essere il primo italiano a riuscirci?

>> Ho avuto la fortuna di essere draftato ed è veramente una bella esperienza. Ne sono orgoglioso,ma so che devo lavorare sodo perche' essere draftati è solo l'inizio per arrivare a giocare in Nhl>>.

Domanda: Da Cocquio Trevisago A Boston per riuscirci ad approdare in Nhl: il c.t. azzurro Rick Cornacchia da anni sostiene che lei ha ottime possibilita' per essere un giorno un protagonista
ai massimi livelli.

<< Ovviamente ci conto: voglio assolutamente giocare nella National Hockey League>>

Domanda: Segue il campionato italiano?

<< Non l'ho seguito molto negli ultimi anni.Pero' dopo aver visto la finale,mi è tornata la passione di quand'ero picccolo e tifavo i Mastini>>.


Domanda: Che ricordi ha del team Giallonero?

<< Forse i miei ricordi gialloneri piu' indelebili rimangono quelli legati al periodo in cui militavo nelle giovanikli del Varese.Gli amici con cui ho giocato per molti anni mi sono ancora vicini e certe persone mi aiutano anche ora>>.

Domanda: Chi era il suo preferito tra i Mastini?

<< Difficile sceglierne uno.Mi è sempre piaciuto Cory Murphy,un grande difensore.Anche Derek Toletti era un mio idolo,anche solo per il fatto che le sue cariche facevano tremare le balaustre del Palalbani>>.

Domanda: Pensa un giorno di tornare a giocare in Italia?

<< Non lo so.Il mio sogno è continuare la carriera in America>>.

Fiorenza Zanchin





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Foto di due anni fa'...Quando militava nelle giovanili dei Mastini...

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Larkin oggi...

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La sua squadra di appertenenza Colgate University

Edited by frank.b.y.always - 15/4/2011, 22:36
 
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view post Posted on 15/4/2011, 21:41
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image LARKIN! image

image Spero veramente che il tuo sogno si avveri...di calacare le piste della Nhl!
 
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view post Posted on 7/7/2013, 10:07
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www.hockeytime.net/2013/07/06/giorn...a-con-columbus/



emoticons-allegre-04 gif

Speriamo veramente di vederlo il prossimo anno in qualche partita dei Blue Jackets nella regular season...le occasioni non gli mancheranno...visto che la stagione della Nhl è molto lunga...
 
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6 replies since 7/7/2009, 22:02   735 views
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